FELICE PICCOLO
Difensore
Nato a Pomigliano d'Arco (Na) il 27 agosto 1983
Esordio in A: -
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2000-01 |
JUVENTUS |
A |
0 |
0 |
0 |
0 |
31 |
2001-02 |
JUVENTUS |
A |
0 |
0 |
1 |
0 |
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2002-03 |
LUCCHESE |
C1 |
24 |
1 |
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2 |
2003-04 |
COMO |
B |
35 |
0 |
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4 |
2004-05 |
REGGINA |
A |
8 |
0 |
2 |
0 |
5 |
2005-06 |
LAZIO |
A |
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(legenda)
«Non torno a casa da Natale. Ormai i miei genitori, per sapere qualcosa di
me, devono comprare il giornale». Scherza Felice Piccolo, 19 anni,
difensore della Lucchese, al suo primo anno da professionista dopo cinque
stagioni nelle giovanili della Juventus: «Ma è meglio così, vuol dire che
le cose stanno andando bene». A impedirgli di ritornare nella sua
Pomigliano d'Arco, sono i continui impegni di una stagione dai mille
colori: il rossonero della Lucchese si è alternato infatti al bianconero
della Primavera juventina, dove ha fatto ritorno nel vittorioso Torneo di
Viareggio, e all'azzurro della nazionale Under
20, con la quale è
impegnato nel finora entusiasmante cammino del "Quattro Nazioni".
«Ci sono
periodi in cui lo vedo davvero poco, me lo portano via anche per tre o
quattro giorni» si lamenta Osvaldo Jaconi, allenatore della formazione
toscana. «Sta facendo gli straordinari, temo che questi ritmi, alla lunga,
possano sfiancarlo. E per noi è il momento decisivo della stagione».
Ma il diretto interessato, forte anche di un fisico da corazziere
(1,87x83), attenua le preoccupazioni del suo tecnico: «Ho bisogno di
giocare tanto per rendere meglio». E i tabellini dell'ultima parte del
campionato, sembrano dare ragione alla teoria del difensore campano,
impegnato a preparare la maturità scientifica. La Lucchese cerca
disperatamente di evitare lo spettro dei playout e il contributo che
Piccolo sta dando è tutt'altro che trascurabile: il 9 marzo, a Varese, ha
segnato con un colpo di testa il gol-vittoria; la settimana dopo, ha
propiziato una delle due autoreti degli avversari nel 3-1 casalingo sul
Cittadella. «Se la sta cavando bene» dice Jaconi. «In carriera ho visto
tanti giovani al primo anno da professionisti, quando si è messi davanti
alle prime vere responsabilità. E lui sta dimostrando di aver assorbito
con naturalezza il salto».
«Sì, siamo contenti di come è riuscito a calarsi in una realtà non facile
come quella di Lucca» aggiunge Pietro Leonardi, responsabile del settore
giovanile della Juventus. Proprio dopo un lungo confronto con Leonardi,
Piccolo ha deciso di tentare l'avventura nel calcio dei grandi: «Sono
stato io a chiedere di andare via alla fine della scorsa stagione, perché
avevo voglia di farmi le ossa in un campionato più impegnativo». Avrebbe
potuto sistemarsi in Serie B con il Verona, nell'ambito dell'affare che
doveva portare Mutu a Torino, poi il rumeno è andato a Parma e Piccolo,
cercato anche dal Padova di Frosio, ha preso la strada di Lucca. Anche se
dopo la vittoria del "Viareggio" Gasperini ha dichiarato che l'avrebbe
tenuto volentieri un altro anno in Primavera: «Gasperini» chiarisce
Leonardi «era convinto che Piccolo, se fosse rimasto, avrebbe trovato
spazio in prima squadra, come è successo a Paro. Ma io credo che per lui
sia stato meglio così, anche perché il ragazzo era già al quarto anno di
Primavera».
A spianargli la strada nella Lucchese, qualche infortunio tra i difensori
e l'idea di Jaconi di trasformarlo sulla fascia destra in terzino di
spinta: «Felice aveva sempre giocato come centrale, sia a quattro che a
tre» spiega l'ex allenatore del Livorno. «Ma un giovane, per migliorare,
deve sapersi adattare anche in altre posizioni». Specie quando la
concorrenza è agguerrita. E in difesa la Lucchese può contare su giovani
promesse quali Souleymane Diamoutene, 19enne nazionale del Mali, laterale
destro prelevato dal Pisa, e Andrea Masiello, classe 1986, centrale
cresciuto nel vivaio di casa («Ha fisico e personalità» commenta Jaconi.
«Riuscirebbe a dormire anche se il giorno dopo dovesse affrontare il Milan...»). In avanti, invece, si stanno facendo largo Simone Masini
(1984) e Cristian Romanelli (1985).
Dormire sugli allori, però, non è rischio che può correre chi fa
dell'umiltà uno dei propri punti di forza: «È la prima cosa che ho
imparato allenandomi con la prima squadra della Juventus» racconta Felice,
che vanta undici minuti in Coppa Italia contro la Sampdoria e una panchina
in Champions League a Glasgow contro il Celtic. Talmente umile da
vergognarsi a dire che Nesta è il suo idolo: il nome del milanista esce
solo alla terza riproposizione della domanda, come se bastasse quella
risposta per passare da presuntuosi.
Eppure la scalata di Piccolo offrirebbe più di un motivo per montarsi la
testa. Quanti aspiranti calciatori rimarrebbero con i piedi per terra se,
a nemmeno 15 anni, scoprissero che Milan e Juventus stanno facendo a
spallate per acquistare il loro cartellino? Quanti non si illuderebbero,
se vivessero le stesse emozioni che Felice ha provato il 18 gennaio 1998?
Raccontiamo. Da tre mesi Felice era a Granarolo Faentino, in Romagna, dove
una società satellite del Bologna lo aveva rilevato dalla Scuola Calcio
Pomigliano, la squadra dove ha iniziato a giocare quando aveva sei anni:
«Vivevo insieme a 12 ragazzi, tutti di Napoli, e mi alzavo alle sei di
mattina per andare a scuola in treno» ricorda. Dopo poche settimane,
arriva la partita che cambia il destino della giovane promessa campana. Il
Granarolo gioca contro la Primavera del Ravenna, Felice fa un partitone:
in tribuna c'è Sacchi che, a fine gara, scende negli spogliatoi per fargli
i complimenti con una tenera carezza. Ma c'è soprattutto Tiberio Cavalleri, procuratore di tanti difensori importanti come
Panucci, Negro e Favalli, che decide di aggregare Piccolo alla sua scuderia, portandolo
subito a Torino per un provino di tre giorni. Gli osservatori della
Juventus rimangono colpiti, ma intanto si fa sotto anche Franco Baresi: a
Granarolo arriva una telefonata da via Turati...
E siamo al 18 gennaio 1998. Felice ha le valigie pronte,
nell'appartamento tra Cotignola e Lugo di Romagna sono arrivati anche papà
Domenica e mamma Santa. Il ragazzo crede di andare a fare una scampagnata
di qualche giorno, i genitori invece sono convinti di puntare verso Milano
per firmare il contratto con la società rossonera. All'improvviso, una
telefonata cambia i programmi: l'ha spuntata la Juventus (pare per diretto
interessamento di Luciano Moggi), per cui la famiglia Piccolo si dirige a
Bologna, dove quella domenica sono di scena i bianconeri. Felice,
completamente frastornato, si ritrova a tavola con il preparatore atletico
della Juve, Gian Piero Ventrone, e l'allora responsabile del settore
giovanile bianconero, Sergio Secco. Quando si alza dalla sedia, è a tutti
gli effetti un giocatore della Juventus e dopo pochi mesi conquista lo
scudetto Giovanissimi.
È anche l'inizio della carriera azzurra. In cinque anni ha saltato una
sola convocazione per squalifica, vestendo la fascia di capitano
dall'Under 15 all'Under 19. Rosario Rampanti è il Ct di cui ha conservato
il ricordo migliore («Con lui c'era un bellissimo rapporto»), così come un
posto speciale nella sua memoria avrà per sempre il compianto Niccolò
Galli («Tre giorni prima che se ne andasse abbiamo giocato insieme in
Nazionale, fianco a fianco al centro della difesa»). Tre i gol messi a
segno con la maglia dell'Italia e anche in Primavera ha lasciato il segno
tra i marcatori: «Possiede un ottimo stacco di testa e un buon destro
dalla distanza» spiega Jaconi. E Leonardi aggiunge: «Ha una struttura
fisica imponente, una tecnica decisamente superiore alla media per essere
un difensore, esce bene palla al piede, calcia in modo potente e pulito.
In campo è bello da vedere».
Con simili premesse, il ritorno a Torino potrebbe avvenire in tempi assai
brevi: «Dipende da lui» replica Leonardi. «Se riuscirà a concretizzare le
sue potenzialità, ha un futuro ad altissimo livello. Ma è probabile che
debba salire di categoria in manira graduale. Comunque è ancora prematuro
per parlare del suo futuro». La Juve potrebbe decidere di parcheggiarlo in
B (Messina, Ternana, Napoli) o in una A di seconda fascia (Bologna,
Modena, Empoli). Dopodiché, al termine della stagione 2003-2004, un
napoletano doc libererà un posto al centro della difesa bianconera. E a
quel punto potrebbe toccare a un altro campano recitare la parte del nuovo
Ciro Ferrara.
(Stefano Scacchi - Guerin Sportivo - aprile 2003)
La carriera in nazionale (figc.it)